Con l’avvento di smartphone, dispositivi GPS, e tecnologie di sorveglianza avanzate, la paura di essere monitorati costantemente è diventata una preoccupazione comune. Alcune persone, tuttavia, ritengono di essere oggetto di un controllo ancora più invasivo e di essere vittime di gangstalking, un fenomeno che coinvolge gruppi organizzati che seguono, controllano e sabotano intenzionalmente la loro vita.
Il gangstalking, così come percepito da chi lo vive, spesso include l’uso massiccio di tecnologie digitali per tracciare i movimenti delle persone, intercettare comunicazioni e sabotare i dispositivi elettronici. Le vittime sostengono che i persecutori possano controllare le loro attività online, manipolare e-mail, e addirittura compromettere la funzionalità di smartphone o computer.
Ma quanta verità c’è dietro queste affermazioni? La realtà è che oggi molti aspetti della nostra vita sono tracciati: le app di localizzazione, i social media e i dispositivi intelligenti raccolgono dati costantemente. Tuttavia, non ci sono prove concrete che dimostrino l’esistenza di gruppi organizzati che utilizzino queste tecnologie per perseguitare individui in modo sistematico.
Psicologi e sociologi indicano che l’ansia legata alla sorveglianza digitale può essere aggravata da disturbi come la paranoia o da esperienze personali stressanti. Quindi, sebbene la tecnologia moderna possa contribuire a questa percezione di controllo, molti esperti sostengono che il gangstalking sia principalmente una costruzione psicologica, alimentata da paure reali, ma non supportata da evidenze concrete.